Cameriere, Gin Tonic! - Se Peppino Di Capri fosse nato nell ’83

La bollicina oggi come ieri è tutto. Fa brio e compagnia, sgrassa e manda tutto giù.

Ciò che è cambiato con il passare degli anni è la grana di quelle bollicine in cui tutto si riflette: la felicità delirante, il malumore, il capo stronzo, la giornata storta.

Ieri i nostri padri – almeno quelli più “glamourous”-, annegavano le loro pene e celebravano le gioie in elegantissimi calici di Moet Chandon, Pol Roger e Dom Perignon, fumando Marlboro come se non ci fosse un domani. 

Oggi noi – più poveri letteralmente ed emotivamente- ci buttiamo sulla tonica e sul tabacco trinciato, con somma gloria degli astemi che si vedono svoltare le serate potendo scegliere tra una girandola infinita di gusti, aromi ed etichette di acqua tonica e ginger beer.

Lo champagne, in quanto simbolo di ricchezza e stoica decadenza, è oggi un retaggio più che superato, una roba da vecchi borghesi boccolosi; noi che siamo giovani ancora per poco, per dare una base alcolica ai nostri pensieri, abbiamo scelto il gin.

Siamo i figli di mezzo, i nativi depressi contro i nativi digitali che spingono per spedirci nell’oblio della storia. Ecco perché non si beve solo per bere o per seguire un trend ma per sanare una ferita; ecco perché beviamo quello che sostanzialmente è una medicina: il gin tonic.

Come in tanti ormai sanno, la versione primitiva del gin nasce in Olanda nel 1650, quando un medico dell’università di Leiden tale Dr. Sylvius, scoprì gli effetti benefici delle bacche di ginepro sul sangue ed inventò così un medicamento ottenuto da quelle simpaticissime bacche chiamandolo jenever. Successe poi che nel XVII secolo, durante la lotta tra cattolici e protestanti, olandesi e inglesi si allearono. Gli inglesi conobbero il jenever e come solo loro sanno fare, lo distillarono e lo chiamarono “gin”.

Ma non finisce qui. Nel 1794, il chimico tedesco Johann Schweppe (il nome vi dice già tutto) creò una forma primigena di acqua tonica usando la soda e facendone una medicina. Infine nel XVIII secolo, quando gli inglesi colonizzarono l’India, portarono con sé gin e tonica, li miscelarono e ci curarono la malaria. DIO SALVI LA REGINA!

Oggi il pericolo non è più la malaria ed i parassiti che ci debilitano non fluttuano più soltanto nel sangue, ma tutt’intorno a noi, nel cervello, a lavoro, a casa, in auto e per le strade.

Quello che serve è un balsamo frizzante che supporti con brio la voglia di obnubilazione ed il gusto della decadenza, cercare un ritmo decelerato delle pulsazioni, ma sempre con l’eleganza, lo stile e il bell’impatto visivo che solo un gin tonic può dare.

Depressi sì, ma comunque, “attractive”, and “fashionable”; insomma si cerca di piangere con un occhio solo.

Arriva un evento da festeggiare, una promozione, le bollette da pagare, arriva la fine di un amore.

Intorno a te tutto è in slow motion, il pensiero corre a Peppino Di Capri ed a quel capolavoro di canzone e vuoi delle dannate bollicine per scoppiarci dentro. 

Sei già alla fine del mese, ti sei sputtanato quasi tutto lo stipendio, però hai ancora dieci euro e tanto basta per procurarti la medicina, uno scudo fatto di bolle e profumi intensi.

«Cameriere, Gin Tonic!». Nell’attimo di un sorso cambiano le prospettive e ti senti più fiducioso nei confronti del futuro.  Così come rivive la bollicina nel bicchiere, anche tu trovi nuovo slancio, sei perfettamente in te stesso, nella tua bolla.

E se anche ci si ritrova sfatti e soli, seduti in un locale scalcinato, sorseggiando gin tonic e chiedendosi ossessivamente se si è appena fatta una cazzata, basta mandare giù un sorso cauterizzante e ci si rilassa un po’ .

Perché è vero, come dicono tutti che “soli si nasce e soli si muore” ma forse da qualche parte nel mondo c’è ancora qualcuno disposto a correre con te, come quelle bollicine che risalgono veloci dal fondo del  bicchiere.